La Basilica del Santo in Olbia
La Basilica di San Simplicio in Olbia venne edificata per volere dei Giudici di Gallura tra la fine del XI secolo e gli inizi del XII. I primi documenti giudicali che ricordano questo edificio culturale risalgono al 1117. Il tempio olbiense venne edificato come chiesa cattedrale della Diocesi di Civita (nome medioevale di Olbia) e svolse questa funzione fino al 1839 quando la diocesi venne soppressa e venne creata la Diocesi di Tempio. Inoltre essa fece da cornice alle più importanti vicende storiche del Giudicato di Gallura, dalle visite di eminenti personalità del tempo, fino all'incoronazione dei singoli
sovrani giudicali.
L' edificio trinavato insiste con molta probabilità (non essendo possibili al momento scavi archeologici) su un precedente luogo di culto paleocristiano, edificato sopra il luogo della sepoltura dei martiri olbiensi.
L'ubicazione del sepolcro dei martiri è stata poi rinvenuta in una piccola cripta posta sotto l'arca dell' attuale altare maggiore, al cui interno nel 1614 furono rinvenuti i resti dei corpi dei Santi Simplicio, Rosula, Diocleziano e Fiorenzio, conservati tuttora ai piedi dell' altare. Nella basilica furono poi rinvenute le reliquie di Santa Aurelia Fiorenzia (morta durante le persecuzioni vandaliche nel V secolo) della quale possediamo anche la lapide, e di San Vittore (vescovo di Fausania-Olbia ai tempi di papa Gregorio Magno ricordato nel 599).
L'antica cattedrale di Olbia è oggi tra le maggiori e più significative chiese romaniche della Sardegna.
Descrivendo l' edificio culturale Simpliciano scrive Renata Serra ( La Sardegna, Milano 1988, p 16 ): " Il San Simplicio di Olbia è un esempio di natura poliedrica della prima importazione di modi romanici, legata alla fabbrica o riedificazione di chiese cattedrali che conservano memoria d'alta committenza giudicale. E' utile a rivelare la compresenza, nei primi decenni del XII secolo, di mastri con esperienze sia lombarde che toscane, e perfino orientali (a queste si ispira la grande trifora in facciata) che ne accresce l'importanza dell'elemento spia della precoce diffusione del romanico in Gallura, per il fatto d'esser l' unica chiesa su scala monumentale che si conservi nei
territori del giudicato".
La complessità architettonica e stilistica della chiesa simpliciana è frutto della sua lunga storia costruttiva articolata in tre diverse fasi protrattesi per circa mezzo secolo con diverse maestranze e modifiche del
progetto originario, che ci hanno lasciato un edificio incompleto nella sua forma attuale rispetto all' intento originale del progetto originario, come si può notare da elementi chiaramente incompiuti (ad es. il campanile o pseudo-transetto sull
a facciata della basilica e la facciata rivolta in modo inconsueto verso oriente).
Degni di rilievo sono i capitelli della prima colonna a destra e della prima a sinistra, entrambi esempi di pregevole scultura di epoca romanica. Anche l' ultima colonna a sinistra aveva un bel capitello romanico, sostituito con l' attuale per motivi di staticità, e conservato a sinistra del portale della basilica. Sulla facciata della chiesa si può osservare, a sinistra sotto il primo archetto, una lastra di marmo ad epoca altomedioevale e raffigurante probabilmente la scena dell' ingresso di Gesù in Gerusalemme. Degli affreschi (che manifestano un influsso bizantino nei colori luminosi dello sfondo originariamente dorato) rimangono oggi tre pannelli, due dei quali sono conservati nel presbiterio e risalgono alla seconda metà del XII secolo. Essi rappresentano figure di vescovi, gruppo di monaci cantori, come si rileva dalla foggia della tonsura. Si tratta di tes
timonianze particolarmente importanti, sia per la buona qualità formale, sia soprattutto perchè costituiscono uno dei rari documenti superstiti in Sardegna dei cicli di decorazione pittorica che almeno le chiese più rilevanti dovevano possedere. All'interno della chiesa si posssono ancora ammirare il baldacchino ligneo e il busto reliquiario risalenti entrambi al XVII secolo, unici due elementi superstiti del
rinnovamento dell'area presbiteriale voluto da Vescovo di Civita e Ampurias Diego Passamar, che includeva anche un altare ed un pulpito lignei scomparsi nei primi decenni del novecento.
Infine ricordiamo che la basilica di San Simplicio è sede di parrocchia dal 1954 e nel 1993 gli è stato conferito il titolo di " pontificia basilica minore" dalla Santa Sede. Questo insigne luogo di culto è il fulcro della festa patronale della Gallura organizzata ogni anno dal Comitato di San Simplicio.